Quarant'anni. Sono passati quarant'anni da quando arrivai per la prima volta in questo lembo di Maremma. Non avevo dieci anni e tutto questo mondo lontano dalla città mi sembrava irreale. In quarant'anni non mi sono mai annoiato un solo giorno: vicino o lontano da casa c'è sempre uno scorcio nuovo da scoprire. Ogni volta arrivo qui con una grande lista di cose che desidero andare a vedere e non riesco a soddisfarne che una frazione; poi a fine mese riparto con una lista ancora più grande.
Questa volta la prima metà del mese è trascorsa in casa, con qualche problema di salute. La prima uscita è dedicata all'Umbria, sul lago Trasimeno. Non è una giornata adatta per le foto di paesaggio: cielo senza nuvole, un po' di foschia, luce dura. Nessuna delle foto mattutine è venuta bene. Devo cercare inquadrature panoramiche, con poco cielo.
Dopo pranzo la situazione si fa più interessante: molte nuvole sono comparse in poco tempo e hanno popolato il cielo. Questo rende possibile qualche scatto piacevole, anche senza soggetti particolari in primo piano.
E ho pure trovato un bel campo di girasoli, ancora freschi. Ce ne sono tanti un po' dappertutto, ma in agosto generalmente sono ormai appassiti, se non addirittura secchi.
Il clou della giornata è poco prima di rientrare: tardo pomeriggio, luce più calda e bassa e un bellissimo castello medievale, sopra una collina con rada vegetazione.
Anche nei giorni più caldi d'estate la Val d'Orcia e le Crete Senesi non deludono. Il terreno è così ricco di dettagli, di fattorie, di castelli, di terreno ondulato con arature, che si può benissimo fare a meno di inquadrare il cielo.
La Diaccia Botrona è sempre lì, ai piedi delle colline, a meno di un chilometro in linea d'aria. I fenicotteri sono numerosi e compatti: li vedo ad occhio nudo da casa, come una macchia bianca larga e sottile sullo specchio d'acqua che riflette il blu del cielo. Ma sono comunque molto lontani dai sentieri praticabili e fuori portata anche per il seicento millimetri. In passato vedevo un sacco di volatili in palude, non troppo lontani; qualcosa è cambiato negli ultimi anni. Però al tramonto la Diaccia regala sempre qualche bel paesaggio palustre: ci vado con gli obiettivi più leggeri, sapendo di tornare comunque con qualcosa in carniere.
Eppure questa volta i grandi volatili rosa mi hanno giocato uno scherzo: eccoli lì, relativamente vicini. Sarebbero un bel soggetto per il seicento millimetri, ma mi devo arrangiare con quel che mi sono portato dietro.
E poi il sole tramonta dietro la collina, con un cielo un po' velato che si tinge di arancio.
Alla fine è arrivato settembre... L'aria di fine estate è stupenda: luminosa, un po' più fresca, ventosa. Invoglia alle passeggiate. Sono trascorsi tanti anni da quando sono stato al Castello di Tocchi per l'ultima volta; così tanto tempo che non mi ricordo la strada a memoria.
E forse ancora più tempo è passato dall'ultima volta che ho guidato lungo la Leopoldina, con i suoi saliscendi, le curve, i passaggi nei boschi e sulla costa delle colline; con le sue viste sul monte Amiata, la valle dell'Ombrone, i castelli e le fattorie. Certi poderi sono così scenografici, in una radura in cima ad una collina; ed è incredibile che molti non siano più abitati.
Domani si rientra in città. Il vento increspa la superficie del mare e il sole mattutino si riflette come su un vetro smerigliato. È l'ultima foto di questa stagione.
Altre foto sono disponibili nel diario.