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L’esercizio che mi sono imposto per oggi è riprendere fiori con due focali “estreme”: il Tamron 20mm F/2.8 Di III RXD 1:2 e il Sony FE 200–600mm F5.6–6.3 G OSS; in particolare è la prima volta che vado sul campo per provare il teleobiettivo di Sony con piante e fiori. L’idea è di usare il grandangolare con una prospettiva dal basso verso l’alto, in modo da ritrarre la parte inferiore delle corolle, e il teleobiettivo (con 26mm di tubi di estensione) per ritrarre gli esemplari che sono difficili o impossibili da avvicinare fisicamente. Ne approfitto anche per cercare qualche nuovo posto in Val Fontanabuona: mi pare che la “Ciclovia dell’Ardesia” sia un buon candidato, essendo facilmente raggiungibile e passando frequentemente in mezzo a prati e aree boschive.
L’anemone a denti brevi (Anemonoides trifolia brevidentata), insieme al suo stretto parente anemone tridentato (Anemonoides trifolia), è molto comune in questo periodo. Si tratta di una pianta apparentemente poco attraente, con un fiore interamente bianco; eppure per me è molto interessante in quanto alcuni esemplari sono dotati di una certa leggiadria di portamento, grazie alla forma sinuosa del gambo e all’elegante disposizione delle foglie. Per apprezzare queste caratteristiche è necessaria una ripresa dal basso, o almeno di lato. Bisogna poi avere la pazienza di cercare i fiori “giusti”, possibilmente posizionati con sufficiente separazione da altri elementi e con i petali non danneggiati (ho notato che questi fiori spesso sono intaccati o macchiati).
Un paio di esemplari sbocciati a bordo strada paiono adatti all’approccio con il 20mm; inoltre il sole filtra tra i rami nel bosco retrostante, creando lo scenario perfetto per lo sfocato morbido di cui il Tamron è capace. È necessario praticare contorsionismo spinto per posizionare la macchina fotografica nel punto giusto ed è impossibile usare il mirino: devo ricorrere allo schermo posteriore e la selezione del punto di messa a fuoco mediante il touch screen della α6600 è decisamente utile per velocizzare le operazioni.
Un esemplare posizionato alla base di un albero, qualche metro sopra la strada, facilita la ripresa laterale; inoltre, essendo assolutamente impossibile da avvicinare, è il test che cercavo per il teleobiettivo. La riuscita è molto buona (peccato per i petali non perfetti, come volevasi dimostrare), un po’ danneggiata dall’esposizione grossolanamente errata (tra 2 e 3 diaframmi sottoesposti): errore commesso perché la luce varia velocemente a causa di un continuo e rapido passaggio di nuvole e, totalmente concentrato sull’inquadratura e la messa a fuoco, non riesco a correggere il tempo d’esposizione in modo repentino.
Questo accade anche perché mi sono intestardito di usare il monopiede con la testa Wimberley MH-100 invece del treppiede (che ho a portata di mano). Il monopiede con il MH-100 funziona piuttosto bene con la selvaggina e i paesaggi, ma in questo caso ogni mio minimo movimento sposta drammaticamente il piano di messa a fuoco e non riesco a tenere tutto sotto controllo. In post-produzione si riesce a recuperare la sottoesposizione, pagando però con la presenza visibile di rumore e colori un po’ impastati nelle aree scure.
Una variante monocromatica mitiga il problema del rumore; un programma specializzato riesce a risolverlo in modo decente anche nella versione a colori. Tuttavia la lezione è chiara: fiori e teleobiettivo estremo richiedono una stabilizzazione più efficace di quella ottenibile con il monopiede.
Il percorso della ciclovia si rivela piuttosto interessante in questa stagione per una certa varietà di fioriture, per le quali non mi faccio problema a usare anche il Sigma 105mm F2.8 DG DN macro A.
Sulla strada del ritorno la consueta stazione di fioritura dei denti di cane (Erythronium dens-canis) sul Monte Fasce mi consente un ultimo test con il Sony FE 200–600mm F5.6–6.3 G OSS: un’insolita inquadratura di un esemplare la cui corolla emerge dall’ombra, catturando i raggi del sole calante.
Posso concludere che questa prima sessione floreale con il teleobiettivo Sony è decisamente positiva, anche se non ho avuto occasione di effettuare scatti con grande separazione del soggetto dallo sfondo, o con punti di luce, per testare la qualità del suo sfocato.
Altre foto di questa sessione sono disponibili nel diario.